Riflessioni di fine anno – The Carry On Edition.
Puntuale come il discorso del presidente del consiglio a fine anno (cit.), anche per questo duemilatredici ho deciso di mettere giù qualche riga per parlare di come siano andati questi mesi, e se sia valsa realmente la pena viverli. L’anno che sta terminando è stato un anno pieno di giorni pieni. È un modo terribile per dire che è stato un anno in cui sono accadute tante cose, non sempre belle, ma che comunque hanno riempito le giornate. È stato un anno di chilometri fatti. Sia per lavoro, che per divertimento, che per dovere. Chilometri.
Fatti per lavoro con la fidata panda, o guidando mezzi di altri, o da passeggero di treno, autobus o aereo. La cosa di cui sono contento, e mi capita spesso di dirlo, è che il fare tanta strada non mi ha mai pesato. Penso sia una delle cose migliori che possono capitare nella vita, quella di fare un lavoro per cui a qualsiasi ora suoni la sveglia, si è felici di uscire di casa e mettersi in marcia. È una cosa che mi dà un senso di serenità incredibile, e forse è anche per questo che sono pressappoco sempre di buon umore. A lavoro mi dicono che sono iperattivo, ma, per quel che mi riguarda, faccio solo in modo di mantenere piena la giornata. È stata una delle sorprese di questo duemilatredici, e sono contento che sia arrivata. Continuo, nonostante lo scartabellare dati e scrivere articoli scientifici siano cose più da accademico, a ritenermi un veterinario. E questo è quel che conta, a mio parere.
Chilometri fatti per divertimento, e quest’anno sono stati molti. Non ricordo un altro anno in cui ho preso tanti aerei come questo. Viaggiare è una delle cose che, secondo me, dovrebbe essere inserita nella lista dei diritti inalienabili dell’uomo, ma anche in quella dei doveri. Andare in posti nuovi ci fa sempre capire come le nostre convinzioni, i nostri modi di fare, di comportarci con gli altri, siano in effetti soltanto delle abitudini e non dei punti fermi. Ci permette di capire che è vero che tutto il mondo è paese per alcune cose, ma che per altre siamo incredibilmente avanti e per alcune siamo non il terzo ma il quarto mondo. Andare in un posto sconosciuto ci consente di metterci in discussione, e il mettersi in discussione permette sempre di migliorarsi. Ricordo di una mattina a Padova, di fronte ad una libreria chiusa, un cartello che diceva “Attenzione! Se la libreria è chiusa potete servirvi ugualmente e lasciare i soldini nella buca delle lettere qui a fianco”. Quel giorno la mia fiducia nell’umanità aveva guadagnato molti punti. O di un discorso fatto con un venditore di Camden Town, sul fatto che preferiva vivere sbarcando il lunario lì ma sentendosi libero piuttosto che a Milano, in cui il solo fatto di portare i capelli lunghi era per il suo ex datore di lavoro un problema. Il mondo è bello perché è vario, ci aveva detto, e aveva ripreso, sorridendo, a cercare di vendere i suoi souvenirs ai turisti.
Chilometri fatti per dovere. Anche questi sono stati un bel po’, in quest’anno quasi finito. E anche questi non mi sono mai pesati. Probabilmente perché il dovere è sempre stato anche piacere. Quest’anno ho perso uno degli affetti più importanti della mia vita. I chilometri fatti per lei, che erano insieme dovere e piacere, sono stati anche chilometri fatti perché, in un modo o nell’altro, è e deve essere comunque la vita a vincere. È sempre difficile parlare di cose dolorose, anche per chi, come me, è abituato a mettere per iscritto quasi tutto ciò che capita nella propria vita. Ma se quelle cose dolorose sono servite a farci crescere un altro po’, allora è bene che siano accadute. Gli inglesi usano una bella frase che si adatta bene a una moltitudine di situazioni, e che (già da un bel po’) fa parte della mia filosofia di vita: Keep Calm and Carry On, resta calmo e vai avanti. Questo non vuol dire affatto che bisogna essere apatici e che le cose che ci accadono devono scivolarci sopra, anzi. Significa prendere dalla vita ciò che la rende più bella, e lasciar perdere invece le cose che ci farebbero soltanto sprecare tempo. Il piangersi addosso, il cercare di commiserarsi, il pensare che la propria vita sia piena soltanto di infelicità. Tutte cose che non fanno bene di certo. E invece bisogna andare avanti, sempre. E sempre sorridendo.
È questo che vi auguro, per il nuovo anno. Di avere tanti episodi che vi permettano di migliorare la vostra vita. Che siano belli o brutti, questo non è troppo importante. La cosa importante è che da ciascuno di quegli episodi nasca qualcosa di buono.
Buon 2014 a tutti voi, e alle persone che amate.