Riflessioni di fine anno 2017: The Forrest Gump Edition.
Tirare le somme di un anno intero non è una cosa semplice, anche per chi, come me, tende ad annotare le cose che gli accadono in modo da poterle rileggere e rivalutare a mente fredda, cercando poi di capire se siano state realmente importanti. Dal titolo di queste Riflessioni di fine anno si potrebbe pensare che “oh no, sta parlando di nuovo di corsa”. In realtà, la corsa c’entra ma non troppo. C’entra perché ormai correre fa parte della mia vita, e ne occupa uno spazio importante, ma soprattutto è un buon modo di mantenermi in forma non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Ho iniziato quest’anno quasi terminato con il pensiero alla Maratona di Los Angeles, corsa a metà Marzo, per la quale mi ero prefissato un obiettivo ambizioso che ho avuto la fortuna – e forse anche un po’ la bravura – di raggiungere. E’ qui che entra in gioco Forrest Gump. Superato il traguardo a Los Angeles, già pochi minuti dopo, mentre cercavo di realizzare cosa era successo, non mi sono sentito pienamente soddisfatto. Come Forrest, mi sono messo a guardare l’Oceano Pacifico dal molo di Santa Monica ed ho pensato che quel limite, appena raggiunto, fosse in realtà solo una curva da fare, mi sono girato nuovamente verso l’infinita Route 66 e di nuovo come Forrest ho visto nuove avventure a cui andare incontro. Perché credo ormai che i limiti che spesso ci imponiamo non sono realmente qualcosa di insormontabile, e che sarebbe più corretto vederli come sfide contro noi stessi piuttosto che come muri invalicabili. Correre la Maratona di Los Angeles, o forse sarebbe meglio dire prepararla – che è la cosa più importante quando si parla di una gara così lunga – mi è stato davvero di grande insegnamento, e mi ha dato la possibilità di conoscere meglio alcune parti di me stesso che ancora non avevo scoperto. Grazie a quella esperienza incredibile ho capito che le piccole grandi difficoltà che incontriamo ogni giorno, con un po’ di impegno e buona volontà, possono essere superate, e che affrontare la vita con la dovuta leggerezza può essere davvero il modo giusto. Non che sia stato semplice, in questi trecentosessantacinque giorni, essere sempre sereno. In diverse occasioni, soprattutto negli ultimi mesi in cui il lavoro è stato un po’ ballerino, qualche preoccupazione in più la ho avuta, ma anche questo fa un po’ parte del gioco, o almeno credo. Sono anche tornato ad essere uno studente (per l’ennesima volta). A metà anno ho partecipato ad un paio di concorsi di ammissione alle scuole di specializzazione di Veterinaria ed ho scelto la strada dell’Ispezione degli alimenti di origine animale. In pratica, per i non addetti ai lavori, sto studiando per diventare “quello che si occupa di controllare che i cibi di origine animale che consumiamo siano idonei ad essere mangiati” (detta molto semplicisticamente, non è solo questo in realtà). Come dice un vecchio adagio “gli esami non finiscono mai” e questa nuova avventura, che per ora mi sta dando molto da studiare ma anche parecchie cose da imparare, si sta rivelando essere molto stimolante. È stato poi, questo duemiladiciassette quasi finito, un anno con tanti nuovi posti da vedere. Oltre alla già citata Los Angeles, al Griffith Park ed alla collina di Hollywood, visitati per troppo poco tempo, ho potuto girare un po’ per il centro Italia, vedendo una parte di Bel Paese che non conoscevo. Ho partecipato ad un convegno nella bella Perugia, città con un dislivello spaventoso che ha messo a dura prova le gambe durante le passeggiate per scoprirla, con mia grande meraviglia ho potuto vedere dal vivo la rocca di Civita di Bagnoregio, un posto fermo nel passato e che forse non continuerà a restare visitabile ancora per molto (gli ultimi terremoti degli scorsi anni nel centro Italia hanno minato molto la stabilità delle abitazioni), ho rivisto Roma ed anche qui ci ho potuto correre un po’ (nonostante la gara non sia andata come sperassi per il grande caldo). Per la prima volta in trentasei anni di vita in Sardegna ho visto la maestosità del sole che scalda il mare nell’alba di Punta Molara, riempiendo di riflessi le rocce delle isole e della terraferma, la sabbia bianca di Punta Molentis e le stelle di Orione sul mare del sud a Villasimius. Ed ogni volta ho desiderato poter tornare un giorno a rivedere quei posti, ma solo dopo aver visto tutti gli altri che non ho ancora avuto modo di conoscere.
Il mio augurio per il duemiladiciotto che sta per iniziare è questo: il poter viaggiare, vedere posti nuovi e imparare qualcosa dalle persone che si incontrano. Se poi si può viaggiare con la compagnia che si desidera e si riesce a condividere un cielo stellato, ancora meglio.
Buon anno nuovo a tutti voi, e che possa regalarvi l’amore che meritate.