Sergio Ortu, prefazione ad ”Appunti di un viaggio infinito”
Un ragazzo che racconta giorno dopo giorno il suo cammino nel diventare uomo, un “viaggio infinito”. Cammino fatto di episodi, occasioni e profumi – ”Odore di ginestra” -, ma soprattutto di amici, familiari e ambienti che lo hanno visto crescere e diventare Pietro Paschino; ne traspare un ragazzo sensibile, sobrio e ottimista, che ricorda un po? l?immortale Pascoli della sindrome del nido e del fanciullino. Pietro si dimostra molto legato al suo passato -”Mi mancano quei giorni” -, ma allo stesso tempo al presente, capace di esaltarlo nella sua semplicit? con descrizioni attente e fedeli su quello che pu? essere il soffiare del vento, il volo egli uccelli, lo spostamento del mare, segno tangibile della ricerca della libert?, arricchite dalle sensazioni legate ai ricordi, ai sogni, alle fantasie, per cos? dire, di una vita normale, ma vissuta a pieno, dove ogni giorno non ? passato mai per caso, ma ? stato assaporato e portato con s? in un ricordo, un insegnamento. Il tutto scandito dal tempo che avanza – ”Ho speso gi? vent?anni” -, dal susseguirsi del giorno e della notte, del sole e la luna; l?arrivo dell?’estate e la sua fine, con un ricordo che ogni tanto bussa alla finestra e aspetta solo di essere raccontato, bello o brutto che sia.
Pietro ? un ragazzo semplice che vive una vita semplice, ma che sa raccontare e rendere interessante, piena di sfumature, da leggere tutta d?un fiato.
Coinvolgente tanto che ti aspetti di essere citato- ”Auguri per il compleanno di un amico” -, tanto sono familiari questi ambienti, queste vicende, questa avventura che ? la vita. In questa seconda raccolta si nota come i sentimenti, i ragionamenti, nonch? lo stile e il linguaggio siano pi? complessi e maturi, caratterizzati da una maggiore autorevolezza stilistica, a dimostrazione di una pi? grande consapevolezza nel suo lavoro e nelle sue capacit