Ciao Fabrizio
Non nevica mai qui in paese. L’ultima volta che ha nevicato seriamente era il 1986, io avevo 5 anni e ricordo di aver fatto un pupazzo di neve al giardino di fronte al porto. Poi più nulla, la neve non s’era pi? vista. Fino a quella mattina. Una mattina di qualche anno fa, eravamo ancora studenti, VB del Liceo Scientifico Europa Unita, una mattina di lezione come tante altre. Non che fosse questa gran cosa, pochi minuti di nevicata e mezzo centimetro di neve, ma per noi era una cosa eccezionale. Oggi è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi è stato detto. Eravamo corsi giù per le scale e usciti nel cortile ci eravamo messi a correre sulla neve come bambini, e abbiamo iniziato a fare delle piccole palle di neve e a tirarcele l’un l’altro. Te ne lanciai una proprio sulla testa, e tu lo stesso con me. Questa è l’immagine che terrò di te, che ti giri per vedere chi ti ha colpito e hai già in mano la tua palla di neve per rispondere all’assalto.
Stavamo tutti ridendo come pazzi, una mattina da bambini a quasi vent’anni. E a vent’anni cos’altro si può fare, se non ridere della vita? Chi ci pensa, a vent’anni, che una malattia bastarda può mangiarsi la tua gioventù? Ti avevo visto da poco, segnato per la cura ma sorridente, ti sentivi fortunato ad aver passato quel momento difficile. Non so se fosse una cosa evidente, ma stavo un po’ a disagio a saperti fermo su quella sedia, a sapere che una mattina come quella di tanti anni fa non l’avresti potuta più rivivere. Mi sembravano così strani i tuoi capelli mangiati via dalla chemio, e quella tua naturalezza nel parlare della malattia. Forse l’avevi già capita la vita, Fabrizio. Lo avevi già capito, che le cose più belle non sono stratosferiche, che sono le piccole cose che ci fanno andare avanti, che sono le persone che ci sanno stare accanto che danno un senso a tutto. Forse anche tu avresti pensato che quella mattina è uno dei ricordi più belli, una cosa per cui è valsa la pena nascere.
Fai Buon Viaggio Amico.